"Mi piaceva stare con le mani in pasta, pensavo che questo posto avesse potuto offrirmi molto sia come crescita personale che professionale e quindi con l’ingenuità dei vent’anni ho detto sì e da lì è iniziato il mio percorso in azienda."
Ho 35 anni e due figli, Maddalena e Alessandro.
I figli per me sono stati un’occasione di rinascita. Questo non vuol dire che non abbia passato notti insonni e non abbia sentito la fatica, ma quello che mi danno vale molto di più del sonno perso.
La mia è stata una lenta evoluzione, che è iniziata da quando ho incontrato Francesco, mio marito: condividere la vita con un’altra persona ti aiuta a migliorare.
La Sonia di prima era quella che si faceva prendere dall’ansia, dalle preoccupazioni, dal voler tenere tutto sotto controllo.
Ora cerco di modellarmi rispetto a quello che accade durante la giornata: gli imprevisti non sono più delle tragedie che ti condizionano il resto delle ore, ma solo cose che accadono.
Come la tartaruga di Nemo, io sono nel “nel flusso della vita”: non ne sono travolta, ma coinvolta.
Le persone che ti amano tirano fuori la tua versione migliore, non solo per te stessa ma in relazione al mondo.
Dobbiamo sempre essere pronti a prendere il bello che c’è.
Un’altra cosa di me: adoro le parole. Abbiamo una lingua talmente ricca che ci permette di descrivere qualsiasi cosa in modo precisissimo. Lo sforzo che faccio anche con i miei figli è di dare un nome a tutte le cose, in modo esatto.
Gli amici e i colleghi, per prendermi in giro, mi chiamano il paroliere.
MI piace leggere, scoprire tutte le sfumature di una parola, primo perché io ho proprio bisogno di esprimermi e di avere la certezza di aver provato tutto quello che posso per farmi capire.
Tutti i conflitti, se vai a vedere, nascono dal problema che non ci capiamo.
Avere cura delle parole è avere cura della relazione che hai con l’altro.
Secondo, perché le parole ti aiutano ad affrontare la vita.
C’è il rischio che uno si spaventi: il lavoro, i figli, le cose da fare, sembra tutto tanto e troppo. Ecco, per me descrivere la vita con aggettivi pesanti è la cosa più sbagliata che possiamo fare.
Se rappresentiamo la nostra realtà con parole chiuse, scure, ci costruiamo una gabbia attorno: la realtà è quello che noi percepiamo di essa e come la rappresentiamo.
Wittgenstein diceva che i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo: e io aspiro a un mondo largo.
Pierluca & Associati è arrivata 14 anni fa.
Dopo le superiori, mi sono bloccata di fronte alla scelta del percorso universitario. Non avevo chiaro cosa avrei voluto fare da grande, anzi, mi spaventava molto diventare grande.
Nel frattempo mando curriculum a caso, anche in Pierluca & Associati.
Entro un po’ per sbaglio: sostituisco una persona in maternità che poi non rientrerà più e così Roberta mi chiede “Che vuoi fare?” e io “Rimango”.
Mi piaceva stare con le mani in pasta, pensavo che questo posto avesse potuto offrirmi molto sia come crescita personale che professionale e quindi con l’ingenuità dei vent’anni ho detto sì e da lì è iniziato il mio percorso in azienda.
Mi sono trasferita dal mio paese e a 24 anni ho ricominciato tutto da capo.
A pensarci non so come ho fatto. Sapevo che qualcosa non andava e che da qualche parte dovevo pur iniziare.
Avevo bisogno di un ambiente in cui potevo esprimermi, dove potevo liberamente far venire fuori Sonia, un ambiente in cui credevo di aver qualcosa da offrire e da mettere a disposizione.
Sono molto grata a Roberta che ha creduto in me e mi ha portata ad ogni corso di formazione possibile, sostenendo il mio desiderio di crescita. In questa azienda ho vissuto e vivo un’esperienza professionale molto qualificata e qualificante.
Questo lavoro è parte integrante della mia vita: se Sonia è così, è anche grazie alla strada che ho fatto e che ancora farò con tutte le persone che qui abitano i miei giorni.