OUR PEOPLE: CONOSCIAMO MEGLIO ROBERTA DI SPAZIO FISCALE

"Ogni volta che ho a che fare con una situazione difficile, prendo fiato e conto fino a 10. Rispetto e svolgo il mio ruolo aziendale, ma non dimentico mai che io sono una persona che si interfaccia con un'altra persona e che dietro ognuno di noi, c'è una storia."

 

 

Ero giovanissima, appena 25 anni, con tanta voglia di esplorare.

Avevo già lavorato in un altro studio commerciale. La scelta di venire da Pierluca&Associati è stata dettata dalla ricerca di una società più strutturata, dove poter imparare di più e meglio.

Un percorso lungo, il mio, quest'anno sono 31 gli anni passati qui: in ufficio sono ufficialmente tra le vecchie.

Rimanere così a lungo in un posto di lavoro, oggigiorno, è una cosa abbastanza anomala. Quando si rimane per tanto tempo, non è solo la motivazione professionale a trattenerci.

Le persone mi chiedono qual è il segreto, come per quei matrimoni che durano a lungo.Io rispondo che vengo da tempi lontani: si andava a scuola e poi si trovava un lavoro, dove, se stavi bene, ci volevi metter radici.

Io sono della fine degli anni 60, la mia era una famiglia operaia, mamma casalinga.

Mia madre è rimasta a casa per scelta quando sono nata io: a me e a mia sorella ha inculcato l’idea che la sua scelta era stata fatta con tanto amore, ma con la consapevolezza che avrebbe perso autonomia e professionalità.

Ci ha messo addosso tanta voglia di studiare ma soprattutto di trovare un lavoro e la nostra indipendenza economica.

Il mio è un tipo di lavoro che mi è sempre piaciuto e che negli anni è cambiato, si è evoluto.

Ora principalmente mi occupo di recupero crediti, di contabilità e in determinati periodi dell’anno anche di dichiarazione dei redditi.

Soprattutto per il recupero crediti, all’inizio ho sofferto parecchio: so che quello che chiedo è legittimo, perché c’è un contratto che lo stabilisce, ma il rapporto che si instaura con la persona - prima ancora che con l’azienda - è molto particolare. Chi è in difficoltà, chi non ha soldi, ti rimanda i suoi problemi. Ti disorienta e quasi ti dimentichi il motivo della tua chiamata.

Nel tempo sono invecchiata, ho fatto tesoro di tante esperienze, di tanti colloqui con i clienti: molte sbattute di denti, come si dice dalle mie parti, e adesso riesco a tutelare meglio la mia emotività.

Con fatica, ho cercato un equilibrio, che in realtà è una conquista quotidiana, che si rinnova ogni giorno. È un passaggio molto delicato, tenere scisse le aziende dalle storie delle persone, anche se è oggettivamente giusto e legittimo che un contratto vada rispettato.

È un lavoro che nessuno vuole fare, perché emotivamente faticoso, ma necessario.

Dai miei genitori e dagli adulti che mi hanno aiutato a diventar grande, ho imparato che io sono una persona, ma che anche l’altro lo è.

Ogni volta che ho a che fare con una situazione difficile, prendo fiato e conto fino a 10.

Rispetto e svolgo il mio ruolo aziendale, ma non dimentico mai che io sono una persona che si interfaccia con un’altra persona e che dietro ognuno di noi, c’è una storia.

In tutto questo tempo, ho attraversato tante storie, che quasi non tengo più il conto. Tra tutte, ce ne è una in particolare.

Per 20 anni ho lavorato al front office e quindi ero un volto conosciuto. Poi per ragioni aziendali, mi sposto in una stanza molto più defilata, in fondo all’ufficio. In quel periodo lì, i clienti che venivano ed erano abituati a vedermi, non mi trovavano più.

Ce ne è stato uno che continuava a cercarmi e voleva sapere che fine avessi fatto. Non so per quale motivo, ma si vede che le risposte delle mie colleghe non gli bastavano.

La città è molto piccola e quindi questo signore è andato a cercare mio padre al circolo degli anziani, perché sapeva che lo avrebbe trovato lì a giocare a bocce.

“Ti devo dire una cosa seria. Ma tua figlia non lavora più per Pierluca?”

“Ma perché me lo chiedi?”

“Perché non la vedo più. Le devi dire che io l’ho cercata

Questa cosa qui, che forse sarà stupida e banale, mi ha riempito il cuore, in un momento in cui i cambiamenti lavorativi erano un po’ pesanti.

Mi ha cercato oltre il lavoro.

Io dico sempre che sono le persone che fanno il lavoro, non sono i ruoli. Ed è l’umanità che ci metti, che apre al valore: in fondo, il mio lavoro sta tutto qui.

 

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