PARTITE IVA: CONTANTI E C/C SOTTO CONTROLLO

Necessario conoscere il funzionamento dei nuovi strumenti di controllo in mano all’Agenzia delle Entrate per evitare di cadere nella rete del fisco

 

♦ CONTROLLI A TAPPETO: NUOVO PROGRAMMA UE 

Prevenire e contrastare i fenomeni di evasione ed elusione fiscale: questo è uno degli obiettivi principali del nuovo programma finanziato dalla UE per ben 900 milioni, che permetterà all’Agenzia delle Entrate di procedere con controlli mirati sulla base delle informazioni già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria

Il nuovo sistema finanziato dall'Unione Europea sarà messo in pratica dall'Agenzia delle Entrate già quest'anno: si parla di 200.000 controlli annui (5% delle partite iva) in cui verranno filtrati movimenti e transazioni sospette, sfruttando nuovi e più rigorosi sistemi di accertamento fiscale, basati sull'intelligenza artificiale.

Il programma UE che coinvolge l'Italia fa parte di quegli interventi messi a punto a seguito dell'emergenza Covid: si tratta infatti di misure volte ad ottimizzare le risorse a disposizione dello Stato, impegnato in prima linea a contrastare gli effetti dannosi della pandemia. A rischio quindi sono tutti i contribuenti che, per esempio, hanno indebitamente usufruito di bonus elargiti a seguito del blocco totale delle attività.

 

♦ CONTANTI E PAGAMENTI TRACCIATI: STESSO RISCHIO?

Qualcuno potrebbe pensare che, in fondo, non è così necessario emettere una fattura e che è meglio pagare in contanti. Infatti, con i pagamenti tracciabili è più facile entrare nell'occhio dell'Agenzia delle Entrate, mentre utilizzando i contanti, non tracciati, sarà più difficile associare l'acquisto al contribuente.

Ma la domanda nasce spontanea: come usare i contanti senza segnalazioni? Su questo punto occorre stare molto attenti: anche i pagamenti in contanti sono a rischio di accertamento fiscale. 

Sbaglia dunque chi crede di poter usare liberamente il denaro cash e ciò per almeno due motivi:

  1. l’Amministrazione Finanziaria ha messo a punto nuovi sistemi per scovare gli evasori. Ruolo centrale è ricoperto da Serpico, applicativo composto da 360 banche dati dei contribuenti, che permette al fisco di incrociare milioni di dati fiscali;
  2. i pagamenti in contanti, sono prevalentemente utilizzati dalla criminalità organizzata (90%), per causare gravi danni al fisco; ciò ha indotto lo Stato ad adottare una serie di strumenti volti a controllare la circolazione del denaro, che potrebbero intercettare anche i pagamenti in contanti di privati ed imprese (10%).

 

♦ STRUMENTI DI CONTROLLO: CONOSCERLI PER EVITARE ERRORI

L'errore più frequente che compiono i contribuenti sta nell'utilizzo del contante e delle operazioni bancarie. Diventa quindi necessario per ogni titolare di partita Iva conoscere il funzionamento di questi strumenti, per evitare che comportamenti irregolari e/o imprudenti lo facciano cadere nella rete di controlli fiscali.

1) REDDITOMETRO SU SPESE PRIVATE

Il fisco tramite le entrate e le uscite, tiene sotto controllo il tenore di vita dei contribuenti e quando le uscite diventano troppe rispetto alle entrate scattano gli accertamenti fiscali.
Il ragionamento alla base è il seguente: ognuno di noi può spendere quanto guadagna. Se, al contrario, gli acquisti sono superiori alle entrate l'evasione è certa, a meno che non vi siano una vincita al gioco o una donazione, che in entrambi casi vanno dimostrate con documenti aventi data certa.
Lo strumento attraverso il quale il fisco esegue questi controlli è il redditometro: le spese devono essere coerenti con la dichiarazione dei redditi di ognuno, altrimenti l'Agenzia delle Entrate potrebbe insospettirsi e fa scattare l'accertamento fiscale.
Alla luce di quanto detto sopra, molti credono di poter dormire sonni tranquilli continuando a pagare cash le spese tendenzialmente fuori dalla propria portata. Molti contribuenti continuano, così, a spendere contanti in acquisti che invece potrebbero rivelarsi rischiosi.
Per scoprire come usare i contanti senza segnalazioni è fondamentale capire quali sono gli acquisti che, seppur pagati cash, vengono segnalati al fisco: ogni volta che facendo un acquisto in contanti si fornisce il proprio codice fiscale, quell'acquisto non passerà inosservato agli occhi del fisco. I propri dati altro non sono che la prova, la traccia, che un pagamento è avvenuto.
Certo si potrà utilizzare l’escamotage di non fornire i propri dati al momento dell'acquisto di un bene, ma non sempre è possibile.
Tra le spese che vengono in ogni caso acquisite dal fisco, anche se pagate in contanti, le più comuni sono:
   - rate mutui e affitti immobiliari;
   - utenze luce e gas;
   - collaboratori domestici;
   - farmaci e visite mediche;
   - assicurazioni;
   - telefoni e pc;
   - abbonamenti pay TV;
   - viaggi;
   - acquisti di case ed autovetture;
   - pagamento di imposte e contributi.  
Grazie ai dati raccolti relativamente a queste spese, l'Agenzia delle Entrate calcola il volume delle spese del contribuente e lo confronta con il reddito dichiarato. Se le uscite superano di almeno il 20% le entrate dichiarate al fisco, l’Agenzia delle Entrate chiederà spiegazioni sulla fonte del denaro e se le difese documentate del contribuente non risulteranno convincenti, scatterà l'accertamento fiscale.
 

2) LIMITI ALL’UTILIZZO DEL CONTANTE

    a) Normativa Antiriciclaggio (D. Lgs. 231/2007)

    •  Art. 49: Divieto di pagamento in contanti per importi superiori a euro 1.000
Dal 01/01/2022 entrerà in vigore il divieto di pagamento in contanti per importi superiori a euro 1.000, o meglio euro 999,99.
Il divieto scatta quando il trasferimento di denaro è effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi (persone fisiche o società) e quando è effettuato con più pagamenti sotto soglia, che appaiono artificiosamente frazionati (*).
I professionisti che, nello svolgimento della propria attività, rilevano la violazione dei limiti di utilizzo del denaro contante, sono obbligati a segnalare tale irregolarità al MEF (Ragioneria Territoriale dello Stato), entro 30 gg dalla rilevazione della operazione.
Le sanzioni per l'inosservanza degli obblighi sono:
   - a carico delle parti, in solido tra loro, in misura pari all’importo trasferito in contanti fino ad un massimo di euro 50.000;
   - a carico del professionista, che ha omesso la segnalazione al MEF, nella misura pari all'importo trasferito in      contanti, fino al massimo di euro 50.000.
(*) Per operazione frazionata si intende un’operazione unitaria sopra soglia, posta in essere attraverso più operazioni sotto soglia, effettuate in momenti diversi, entro sette giorni. Per artificiosamente si intende che la dilazione di pagamento non viene effettuata a seguito di un preventivo accordo contrattuale tra le parti.
 
    •  Art. 47: Obbligo di segnalazione di movimenti bancari per importi superiori a euro 10.000
Dal 02/07/2019 è in vigore l'obbligo per le banche di comunicare le movimentazioni di denaro contante superiori a euro 10.000.
Entrano nell'obbligo di comunicazione tutte le operazioni di importo pari o superiore a euro 10.000, se nel corso dello stesso mese le movimentazioni complessive hanno raggiunto o superato l'importo di euro 10.000.
Esempio: se tizio, che è socio di snc ed ha un conto privato, preleva euro 4.000 dal conto della società ed euro 6.000 dal conto privato, la banca dovrà segnalare.
Va rilevato che le operazioni di prelievo o versamento superiori all'importo di euro 10.000 non rappresentano alcuna violazione di legge. La comunicazione che le banche devono effettuare assolve all'unica finalità di monitorare e selezionare le situazioni a maggiore rischio di riciclaggio.
 
 
    b) Normativa Fiscale (art. 32 DPR 600/1972)
 
     •  Prelievi Bancari  
Gli imprenditori, in base alla normativa antiriciclaggio, possono liberamente effettuare prelievi di contante o effettuare bonifici superiori ai limiti per l’utilizzo del contante (attualmente euro 2.000). 
Va, tuttavia, considerato che l’Agenzia delle Entrate presume come indicatori di evasione i prelievi superiori ad euro 1.000 nell'arco della stessa giornata o di euro 5.000 nell'arco di un mese. L'imprenditore che supera queste soglie, può essere soggetto a controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, che è legittimata dalla norma a considerare quelle somme di denaro come "ricavi non dichiarati" e di conseguenza da tassare.  
L'unico modo per evitare maggiori imposte e sanzioni è dimostrare perché si è prelevato in eccedenza della soglia e come sono stati utilizzati quei soldi.
Non sono previsti limiti ai prelievi di coloro che non sono titolari di reddito di impresa. Rimane in ogni caso applicabile la normativa sull’antiriciclaggio, in base a cui la banca è obbligata all'invio di una segnalazione all’UIF per tutti i prelievi superiori a euro 10.000 in un mese, anche per prelievi frazionati, ad esempio 10 prelievi da euro 1.000).
 
     •  Versamenti Bancari
Anche per quanto riguarda i versamenti di contanti o i bonifici ricevuti sul proprio conto corrente, ugualmente, non operano i limiti stabiliti dalla normativa antiriciclaggio, per l’utilizzo del contante (attualmente euro 2.000).
L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, può sempre avviare indagini bancarie sui conti correnti e, sulla base dei dati ottenuti, può chiedere al contribuente la giustificazione sulla provenienza del denaro. 
Il contribuente ha ovviamente la possibilità di dimostrare che tali somme sono rappresentate da ‘redditi dichiarati’, oppure ‘esenti’ (risarcimento danni o donazioni), oppure ‘già tassati’ (vincite), attraverso prove documentali e con data certa (scontrini, fatture ricevute).
Se invece, non è in grado di giustificarle, l’importo del versamento sarà tassato con sanzioni.
 

3) CONTROLLO DEI CONTI CORRENTI

Lo Stato oggi controlla tutti i conti correnti dei cittadini tramite l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. 
L’obiettivo è il contrasto all'evasione fiscale, ma spesso le verifiche si incrociano con la lotta ai crimini di maggior rilievo come il contrabbando, la criminalità organizzata, il commercio di sostanze stupefacenti, il riciclaggio di denaro sporco, il terrorismo.
Il controllo dei conti correnti non lascia quindi fuori nessuno: vengono messi al tappeto tanto i conti degli imprenditori e professionisti, quanto quelli dei privati, siano essi disoccupati, normali lavoratori, o pensionati.
Ma quali sono i conti controllati?
Sono soggetti al controllo i conti correnti bancari e postali. Finiscono poi nei controlli tutti i contratti stipulati con intermediari finanziari come la gestione di un portafoglio titoli, i libretti di risparmio, le cassette di sicurezza.
Con quali strumenti e con quanta frequenza?
Non appena un conto corrente nasce viene automaticamente "censito" dalla banca che comunica all'Agenzia delle Entrate prima la sua esistenza e poi annualmente i seguenti dati:
   - saldo all’01/01 e al 31/12;
   - totale movimenti dare e avere dell’anno (e non i singoli movimenti).
Questi dati confluiscono in una specifica sezione dell'Anagrafe Tributaria, chiamata Anagrafe dei Conti Correnti. Vengono integrati con quelli segnalati dalle banche ai fini dell'antiriciclaggio e poi incrociati con gli altri dati presenti in Anagrafe Tributaria (dichiarazioni redditi, spese rilevate dal fisco sopradescritte etc.). 
Una particolare attenzione sarà dedicata anche a quei contribuenti che preleva poco dai conti correnti, perché presuppone che per vivere utilizzano altre fonti, come “entrate in nero”.
A questo punto, specifiche sezioni all’interno dell’Agenzia delle Entrate utilizzano tali dati per svolgere un’analisi di "rischio evasione" per ciascun contribuente, attribuendo allo stesso un rating di affidabilità fiscale", simile ai rating utilizzati dalle banche per concedere credito.
Le posizioni selezionate come pericolose vengono poi trasmesse all'Agenzia Entrate territoriale che richiederà alle banche gli estratti conto completi di tutti i conti bancari e il dettaglio delle operazioni extra conto (fatte allo sportello). Successivamente il contribuente verrà chiamato per dare spiegazioni di ciascuna operazione bancaria.
 

4) VERIFICHE FISCALI DEL CONTO CASSA AZIENDALE

È probabile che le prossime verifiche fiscali sui contribuenti ritenuti a "rischio di evasione" saranno di tipo finanziario, ossia basate su movimenti di:
   - conti bancari;
   - cassa.
Le aziende in contabilità semplificata saranno quelle maggiormente in difficoltà, dovendo giustificare ogni versamento e prelevamento bancario, senza avere il supporto probatorio delle scritture contabili, dove vengono annotati gli incassi e i pagamenti. Per evitare contestazioni di "incassi in nero" queste aziende dovranno tenere una prima nota cassa interna, dove registrare i movimenti di contanti in cassa e giustificare i conseguenti versamenti in banca.
Le aziende in contabilità ordinaria saranno più agevolate nel giustificare le operazioni bancarie, perché registrate nelle scritture contabili, ma allo stesso tempo possono essere più a rischio per il controllo del conto cassa.
Infatti accade frequentemente che, in assenza della prima nota cassa giornaliera tenuta dal cliente che indichi il preciso importo dei contanti da versare in banca, i versamenti vengano fatti in modo non oculato. Ne deriva che il valore contabile del conto cassa, ricostruito successivamente in base ai versamenti fatti, non potrà mai coincidere con le esistenze effettive ed avrà saldi negativi, o eccessivamente positivi.  
In entrambi i casi l'Agenzia Entrate contesterà l’inattendibilità della contabilità e l'esistenza di "ricavi in nero".
Per cui, le aziende in contabilità ordinaria dovranno tenere un’accurata prima nota cassa, rilevando giornalmente tutte le operazioni effettuate in contanti ed il saldo finale di cassa, che possa giustificare il successivo versamento in banca.  
In tale modo verranno evitate casse negative o gonfiate, e soprattutto verrà mantenuta la forza probatoria della contabilità, che obbliga il fisco a provare l'esistenza dell’evasione.
 
FONTI:
 

PER SAPERNE DI PIU’
Marco Pierluca di Spazio Fiscale srl
071 659 628


 

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