Le dichiarazioni di intento sono un passaggio cruciale per gli esportatori abituali, perché consentono di effettuare acquisti senza IVA ma richiedono una gestione rigorosa e conforme alle regole dell’Agenzia delle Entrate
Le dichiarazioni di intento rappresentano uno degli strumenti più importanti per le imprese esportatrici abituali. Consentono infatti di effettuare acquisti e importazioni senza applicazione dell’IVA, alleggerendo l’onere finanziario derivante dalla detrazione dell’imposta. Tuttavia, il loro corretto utilizzo è soggetto a una normativa precisa e a controlli sempre più puntuali da parte dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo in sintesi cosa sono, chi può emetterle e quali adempimenti comportano.
Le dichiarazioni di intento sono comunicazioni che gli esportatori abituali inviano ai propri fornitori per segnalare la volontà di acquistare beni e servizi senza l’applicazione dell’IVA, in base a quanto previsto dall’art. 8, comma 1, lett. c) del DPR 633/1972.
Queste operazioni, infatti, rientrano tra quelle non imponibili IVA. Tuttavia, per poter beneficiare di questo regime, è necessario rispettare limiti ben precisi e seguire una procedura telematica obbligatoria.
Possono inviare dichiarazioni di intento solo i soggetti che, nell’anno precedente (o nei 12 mesi precedenti), hanno effettuato esportazioni, cessioni intracomunitarie o operazioni assimilate per un ammontare superiore al 10% del volume d’affari complessivo.
Questi soggetti assumono la qualifica di esportatori abituali e possono acquistare beni e servizi senza IVA fino alla soglia massima del plafond disponibile, che corrisponde al totale delle operazioni non imponibili realizzate nel periodo di riferimento.
Dal 2015, la procedura per l’utilizzo delle dichiarazioni di intento è stata completamente digitalizzata. Ecco i passaggi fondamentali:
Il fornitore potrà emettere fattura senza applicazione dell’IVA solo dopo aver ricevuto questi documenti. In caso contrario, dovrà applicare l’IVA ordinaria.
Il fornitore, una volta ricevuta la dichiarazione e la relativa ricevuta, deve:
L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sulle dichiarazioni di intento, in particolare per:
Le sanzioni in caso di violazioni vanno da 1.000 a 2.000 euro per l’emittente della dichiarazione, fino a sanzioni maggiori per il fornitore che non rispetti l’obbligo di verifica e annotazione.