L’inserimento di un piano welfare porta con sé dei miglioramenti immateriali ma anche dei vantaggi tangibili.
Primo su tutti il vantaggio dal punto di vista fiscale, che è un po’ la leva che spinge il datore di lavoro ad adottare piani di welfare per premiare la generalità dei dipendenti, o una determinata categoria.
Quali valutazioni fare per decidere come strutturare il piano di welfare?
- Per inserire un piano welfare all’interno dell’azienda bisogna analizzare i costi e gli investimenti che l’azienda è in grado di sostenere per finalizzare il welfare.
- Accanto ad un’analisi finanziaria è necessario valutare i bisogni dei lavoratori: l’unico modo è ascoltare le loro esigenze per poter offrire servizi e benefit che possano essere realmente utilizzati e possano portare benefici. Il datore di lavoro dovrà quindi raccogliere tutte le informazioni riguardanti genere, età, interessi, situazioni familiari per individuare la base di partenza.
- Allo stesso modo coinvolgere i lavoratori in maniera attiva nella progettazione del piano welfare, magari chiedendo loro suggerimenti o definendo insieme gli obiettivi da raggiungere può portare ad un risultato migliore. Il rischio di non ascoltare le esigenze dei lavoratori, infatti, è quello di offrire servizi che non vengano poi utilizzati rendendo così poco appetibile il piano welfare.
- Un’attenzione particolare sarà rivolta ad individuare una categoria di lavoratori, qualora non si destinasse alla totalità dei dipendenti; questo perché in mancanza viene meno la deducibilità del valore dei servizi in capo all’azienda e inoltre vi sarebbe la non concorrenza del reddito in capo al lavoratore. Si annullerebbe di fatto la convenienza puramente economica di un piano welfare.
In alternativa alla scelta di beni e servizi vi è la possibilità introdotta dalla Legge di Stabilità 2016 di convertire i premi di produttività in servizi welfare; nei limiti e secondo i vincoli previsti dalle stesse disposizioni.